Consolato Provinciale Bergamo

VISITA ALLA MINIFABER S.p.A.

Mercoledì, 13 Marzo 2019

Quando un’azienda di famiglia diventa industria 4.0

 Una visita istruttiva, questa alla Minifaber spa di Seriate (Bg), piena di sorprese, che subito il presidente Raffaello Melocchi, all’accoglienza del gruppo, ci presenta così: “Siamo un’azienda famigliare con una struttura manageriale a vocazione internazionale; sono occupati 250 dipendenti, di cui il 40% donne; movimentiamo 8mila tonnellate di metalli ogni anno e il nostro export supera il 60% del fatturato”.

Ci accompagna nella visita ai reparti di produzione il suo ex braccio destro, oggi in pensione e nostro MdL, Luigi Nava che ci descrive luoghi e lavorazioni tutte eseguite da infrastrutture automatizzate e sistemi digitalizzati ed interconnessi: dalla progettazione di stampi alla realizzazione interna di prototipi, dai campioni alle preserie per piccole e grandi serie, fino alla realizzazione di prodotti metallici finiti, il tutto eseguito con lavorazione a freddo dei metalli con sistemi multitecnologici all’avanguardia.

Ma è il presidente Melocchi che, nel saluto finale, riassume la filosofia sua e dell’azienda in tre parole magiche: formazione, attenzione al territorio, grande rispetto per le donne.

“Minifaber spende il 3% del fatturato annuo nella formazione costante dei collaboratori per mantenere alto il livello di professionalità. Ricerca e innovazione sono la parte imprescindibile del nostro DNA, con investimenti annui dedicati al miglioramento dei processi produttivi.

Nel territorio siamo fortemente radicati e selezioniamo le nostre maestranze dalle scuole bergamasche per sviluppare competenze tecniche già durante il percorso di studi. Ospitiamo stage e tirocini di studenti che affianchiamo ai nostri dipendenti nella attività lavorativa quotidiana.

Le nostre dipendenti donne sono le migliori collaboratrici. Attente, vigili, diligenti hanno una marcia in più ed eseguono lavorazioni complesse con naturalezza e precisione.”

Una visita istruttiva, abbiamo detto, e lo è stata  per l’attività di produzione del tutto particolare che abbiamo conosciuto ma soprattutto per aver constatato di persona che nella relazione tra uomo e macchina e tra i diversi attori coinvolti, l’uomo – la donna - non scompare, ma, anzi può assumere un ruolo strategico e centrale che fa ben sperare.