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PAPA GIOVANNI A BERGAMO ED A SOTTO IL MONTE
Mercoledì, 30 Maggio 2018
Ad essere precisi si tratta di San Giovanni XXIII, pontefice della Chiesa dal 1958 al 1963, ma tutti noi continuiamo a chiamarlo Papa Giovanni, che è tornato per alcuni giorni nella sua terra di origine.
Forse è cominciato tutto da li. Era una fredda serata di ottobre, la luna splendeva chiara nel cielo di Roma sullo splendido scenario di Piazza San Pietro gremito all’inverosimile. Proprio quella sera, dopo i lavori di apertura del Concilio Vaticano II, Papa Giovanni decise di affacciarsi alla finestra e di rivolgere ai fedeli in attesa un discorso che rimarrà nella storia.
Sono passati 56 anni, lo scenario è la terra di Bergamo, ma ancora una volta, nonostante il cielo piovoso di maggio, Papa Giovanni ha scelto di “affacciarsi” e di accogliere i propri fedeli lungo le vie della città, della provincia, dei luoghi significativi della sua vita in terra bergamasca o simbolici nei gesti compiuti da Pontefice.
Anche questo è un viaggio storico, straordinariamente concesso da Papa Francesco, che ci ha permesso di celebrare in modo solenne alcuni importanti anniversari: 60° dell’elezione a Pontefice, 55° della morte, il 50° del seminario a lui dedicato. Lo so, qualcuno ha storto il naso vedendo traslare le spoglie mortali quasi fosse una mancanza di rispetto nei suoi confronti. Invece a me piace l’idea di Papa Giovanni che torna a casa, anche se in un’urna, dove è stato venerato da migliaia e migliaia di persone. Era un suo desiderio, forse anche una promessa, questo suo ritorno. Ed è tornato da “Santo”. E Bergamo l’ha accolto con il cuore.
Sono due i sentimenti che abbiamo vissuto in questi giorni speciali: il ricordo e l’emozione.
Con la memoria abbiamo rivissuto, e tanti di noi con ricordi personali, quel suo pontificato, i suoi gesti, i suoi viaggi e riascoltato le sue parole. Un cardinale che, partendo da Venezia per il conclave, mai si sarebbe aspettato di non tornarci più; un cardinale che, nella sua ultima visita al santuario della Cornabusa nell’agosto 1958, mai avrebbe pensato che sarebbe stato chiamato ad un compito così grande e gravoso. Erano i tempi in cui i papi non uscivano dal Vaticano e fece scalpore questo anziano Papa che va in treno ad Assisi e Loreto, come altrettanto scalpore fecero le sue uscite al carcere e in ospedale, attento agli ultimi e ai piccoli. Le sue encicliche tra le quali spicca (anche purtroppo per attualità) la Pacem in Terris. Il Concilio la sua più grande intuizione. Le sue frasi storiche, i pensieri del suo Diario dell’Anima, i suoi scritti, la sua missione di pastore nei vari incarichi. Un Papa amato perché portatore di amore, sorrisi, dolcezza, cha ha avvicinato tanti alla Chiesa.
Così sulle strade di Bergamo il ricordo è diventato emozione.
Per la gente che lo ha conosciuto è stato impagabile. Questo ritorno, questa vicinanza, questo passare vicino, questo toccare la sua urna, questo guardarlo a quattrocchi, come si fa a trattenere il nodo in gola? Il ritorno tra le nostre case è stato un silenzio forte di memorie e di affetti, abbiamo riletto i libri che parlano di lui, spolverato le fotografie in bianco e nero della nostra fanciullezza, lucidato le sue immagini appese al muro, abbiamo messo il nostro cuore vicino al suo.
Per coloro che non l’avevano conosciuto è stata una occasione straordinaria per conoscerlo, riconoscerlo, farlo conoscere, e ne è valsa la pena.
Anche il nostro Consolato dei Maestri del Lavoro di Bergamo ha voluto essere presente e lo ha fatto in due occasioni: la prima, ufficiale, alla cerimonia di accoglienza dell’urna da parte delle Autorità nel centro cittadino. Vescovo, Sindaco, Prefetto hanno dato il “bentornato” al nostro concittadino, un concittadino speciale che si ritrova tra la sua gente. Profonda la commozione dei presenti che hanno accompagnato le parole delle autorità con applausi scroscianti. “Ha vissuto con semplicità e umiltà, ascoltando la sua terra, quella terra dove ha raccolto i valori che ha trasmesso al mondo. Qui tutto parla di lui, della sua vita e delle sue opere che speriamo aiutino, noi, oggi, a divenire uomini e donne operatori di pace come lo è stato lui”, ha concluso il Sindaco, mentre il cuore batteva forte.
Il secondo momento l’abbiamo vissuto a Sotto il Monte, il suo paese natale, con un bel gruppo di Maestri accompagnati dal nostro assistente spirituale don Mario Pessina. Abbiamo percorso tutto il tragitto delineato per i pellegrini: visita alla casa natale e ai luoghi giovannei, processione e venerazione dell’urna del santo Papa Giovanni, passaggio nel Giardino dei Giusti e nel museo annesso, santa messa nel seminario del Pime. Non sarà facile dimenticare.
Forse è solo qui, dopo questa esperienza ancora più diretta, che ci accorgiamo che Papa Giovanni d’ora in poi dovremo chiamarlo Santo Papa Giovanni XXIII perché qui ci è sembrato ancora più vicino, attuale, famigliare ma anche più grande, unico, in una parola “santo”.
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