Impariamo ad amare il lavoro. - Giovedì, 21 Settembre 2017

Ci riferiamo, in particolare, alla enciclica interamente consacrata al lavoro: la Laborem Exercens di Giovanni Paolo II (1981), in occasione del 90° anniversario della “Rerum Novarum” di Leone XIII in relazione dell’enciclica sociale “Caritas in Veritate” di BenedettoXVI (2009) e “Evangeli Gaudium” di Francesco (2013) che dedica la sua ultima parte alla spiritualità del lavoro, dunque ad un modo di
lavorare che esprime la vita di fede del cristiano e realizza la sua chiamata alla perfezione dell’amore, ossia alla santità. In questo senso
possiamo parlare di radici propriamente cristiane dell’amore al lavoro. Brevemente, ne vogliamo ricordare tre. Il Papa parla del lavoro
dell’uomo, come partecipazione all’opera creatrice di Dio. Il Signore, infatti, affda all’uomo tutto il mondo delle cose, perché le trasformi e le ponga al suo servizio per le diverse esigenze della sua vita: è quanto avviene proprio attraverso il lavoro della sua mente e delle sue mani. Il lavoro, dunque, presenta un aspetto che può esaltare l’uomo, la sua intelligenza e la sua forza nel coltivare e custodire il giardino d’Eden affdatogli dal Creatore. Questo stesso lavoro però comporta anche un altro aspetto, che è soggetto della nostra esperienza quotidiana: il sudore, la fatica, la pena e la sofferenza. Ora secondo il disegno di Dio questi elementi possono servire a fare del lavoro una partecipazione all’opera redentrice di Cristo. È ancora il Papa a scrivere “Il sudore e la fatica che il lavoro necessariamente comporta nella condizione presente dell’umanità, offrono al cristiano e ad ogni uomo, che è chiamato a seguire Cristo, la possibilità di partecipare nell’amore all’opera che Cristo è venuto a compiere, quest’opera di salvezza è avvenuta per mezzo della sofferenza e della
morte in Croce. Sopportando la fatica del lavoro in unione con Cristo crocefsso per noi, l’uomo collabora in qualche modo col Figlio
di Dio alla redenzione dell’umanità. Egli si dimostra vero discepolo di Gesù, portando a sua volta la croce ogni giorno nell’attività che è chiamato a compiere. Il lavoro dell’uomo riveste un altro valore: è un fattore essenziale di socialità e solidarietà; esige e insieme favorisce l’incontro, il dialogo, la comunione e la collaborazione tra le persone, è il contributo più comune, capillare e insieme più necessario alla costruzione e alla vita della società, dalla minisocietà della famiglia alla più ampia convivenza umana”. Possiamo terminare affermando che con il lavoro l’uomo realizza se stesso, affermandosi e crescendo in umanità. Cosi scrive il Papa: Il lavoro è un bene dell’uomo - è
un bene della sua umanità - perché mediante il lavoro l’uomo non solo trasforma la natura, adattandola alla propria necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, diventa più uomo (Laborem exercens). Aggiungiamo una precisazione circa il rapporto tra l’amore al lavoro e il diritto al lavoro. Quest’amore al lavoro non nega né attenua il diritto al lavoro, ma lo afferma con più forza, e quindi lo difende e lo promuove nel segno di una giustizia più alta e più esigente, e nello stesso tempo lo interpreta e lo vive con un senso di più radicale responsabilità: il diritto, infatti, non concede nulla all’egoismo individualista, né va alla ricerca di privilegi indebiti e comunque intoccabili, ma si pone al servizio dell’eguaglianza dei lavoratori e della comunione e solidarietà che deve regnare tra loro.
MdL Mario Dall’Acqua


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