Cronaca di un pomeriggio incantato - Venerdì, 28 Marzo 2014

Il giorno 28 marzo 2014, nel programma di incontri societari, proposto dal nostro Consolato Regionale ci siamo recati ad Altare, incantevole borgo medioevale dell’Appennino Ligure  nell’entroterra savonese, accompagnati dalle consorti e da alcuni amici per visitare il Museo del Vetro ivi ubicato. Ci ha onorato della sua presenza e partecipazione il M.d.L. Edoardo Ceratto, Console provinciale di La Spezia e Consigliere Nazionale accompagnato dalla gentile Signora.
Ma il Museo del Vetro di Altare, pur nella sua pregevolezza, non è un Museo qualunque. Esso, nei giardini adiacenti ha annessa una fornace con laboratorio ove valenti Maestri Vetrai, Maestri del Lavoro del nostro Consolato, perpetuano la tradizione di produrre deliziosi oggetti di vetro soffiato con indomita volontà e passione.
Nel primo caldo pomeriggio di quella giornata (il giardino era spruzzato di cespugli di viole fiorite) siamo stati accolti dal M.d.L. Luigi Gino Bormioli dinanzi a Villa Rosa, bellissima palazzina in stile Liberty costruita nel 1906 per volontà di Monsignor Giuseppe Bertolotti, Parroco di Altare all’epoca, oggi sede del Museo dell’Arte Vetraria.
Gino ci ha fatto accomodare nell’ampio salone delle conferenze ove ci ha magistralmente illustrato le origini, la storia, la tecnica dell’Arte Vetraria altarese.
Il vetro nasce in Mesopotamia 3000-3500 anni a.c. mentre il soffiaggio nella prima metà del I secolo a.c.
Altare è famosa da secoli per la lavorazione del vetro. E’ documentato infatti che i Frati Benedettini ivi stabiliti dal 1130, con l’aiuto dei Templari, valutate le favorevoli condizioni ambientali e la ricchezza dei boschi utili come combustibile per le fornaci chiamarono, nell’XI secolo,alcune famiglie di Maestri Vetrai  dal nord della Francia e dalle Fiandre che si insediarono ad Altare e cominciarono a lavorare il vetro dando vita a una Corporazione medioevale chiamata Università del Vetro. Nel 1600 un vetraio altarese, Bernardo Perrotto, fondò ad Orléans prima e a Nevers poi una Manifattura Reale di vetri e specchi inventando il procedimento per fare la lastra di vetro per colatura.
Altare, situata nella Val Bormida ha anche la caratteristica di avere nel suo territorio, e precisamente in fondo al Viale De Caroli, un punto detto “Bocchetta di Altare” che costituisce l’esatta demarcazione tra Alpi ed Appennini.
La produzione locale del vetro ha fatto sì che nel dopoguerra vi fossero numerose industrie vetrarie, purtroppo oggi dismesse che hanno lasciato posto, specialmente negli ultimi anni, a botteghe artigiane che proseguono l’antica tradizione della soffiatura del vetro.
Altare ha dato i natali a molti Maestri Vetrai (su una parete del Museo spiccano in bella mostra gli stemmi delle famiglie altaresi che si dedicarono alla lavorazione del vetro), alcuni dei quali, a pieno diritto, sono stati nominati Maestri del Lavoro. Oggi ne sopravvivono due,  Luigi Gino ed Elio Bormioli, vanto della nostra Sezione e dell’Arte Artigianale italiana tanto giustamente apprezzata in tutto il mondo.
Il vetro si ottiene per fusione del diossido di silicio SiO2 il cui punto di fusione è circa 1800°C. Durante la produzione vengono aggiunte altre sostanze dette fondenti (soda e potassa) che abbassano il punto di fusione sino a sotto i 1000°C ottenendo così un miglioramento della fluidità. Siccome la soda rende il vetro solubile in acqua viene aggiunta anche calce che ripristina l’insolubilità. Oltre ai fondenti si aggiungono, in quantità opportune, metalli ed ossidi metallici per ottenere le colorazioni richieste: il manganese per il colore ametista; il selenio per il rosso; il cobalto per i colori blu, violetto e nero; il titanio per il giallo marrone; l’oro per il rosso rubino; l’uranio per il giallo e/o il verde fluorescente; il piombo per il vetro incolore (cristallo); ecc.
Ci sono state fornite anche interessanti notizie folcloristiche che hanno reso Altare ancora più ghiottamente interessante: Non lontano da Villa Rosa vi è la chiesa parrocchiale di S. Eugenio. In questa chiesa la Via Crucis è posizionata in senso antiorario e anche una statua di San Rocco, patrono dei Vetrai, di grande valore artistico, raffigura il santo con la ferita sulla gamba destra e non sulla sinistra. Strana analogia con una chiesa di Rennes—le-Chateau in Francia il cui parroco, come Mons. Bertolotti, da povere persone che erano si trovarono improvvisamente a disporre di ingenti fortune. Il tesoro dei Templari? C’è qualcosa in più da scoprire sulla presenza  dei Templari ad Altare? Il Sacro Graal? Il loro o uno dei loro tesori? Affascinanti e suggestive domande. Persino Napoleone pare queste domande se le sia poste se venne, come si narra, in tutto segreto ad Altare ospite del Forte napoleonico che sorge sul Colle di Cadibona, adiacente ad Altare in posizione da dominare la strada che collega il Piemonte al Porto di Savona.
Al termine del lungo interessante intrattenimento esplicativo ci siamo recati nel fiorito giardino attiguo alla Villa ove è installata una fornace per assistere alle fasi di creazione di vetro soffiato. In uno spazio di circa 70 mq vi sono due forni fusori, un forno di tempera e le attrezzature necessarie a svolgere il lavoro. Occasione unica per vedere i Maestri Vetrai mentre trasformano la materia in bellissimi oggetti di vetro soffiato.
Prima di noi una attenta scolaresca aveva assistito allo stesso miracolo. Infatti i Maestri Vetrai, nostri Maestri del Lavoro tengono regolari, programmate dimostrazioni didattiche di lavorazione del vetro soffiato per le scuole. Magistrale dimostrazione di come noi, Sezione Provinciale savonese dei Maestri del Lavoro intendiamo realizzare il lodevole progetto Scuola Lavoro. Le visite guidate per le scuole si svolgono in italiano e in lingua straniera, inglese e francese. Anche i non vedenti e ipovedenti possono seguire un percorso museale. Esiste un catalogo Braille. Il mai tramontato sogno dei nostri Maestri è quello di formare operatori qualificati nelle arti applicative, in sostanza contribuire a creare nuove generazioni di artigiani perché in questo momento storico di rivoluzione tecnologica l’artigiano è una delle risposte, forse la più sicura, al problema occupazionale. L’artigiano, qualcuno ha detto, è “la memoria del passato e risorsa per il futuro”. Oggi contano l’abilità e le capacità professionali, la creatività, lo spirito d’iniziativa e l’autostima.
Osservando i nostri Maestri al lavoro svolto con gioia e soddisfazione evidenti siamo rimasti incantati perché abbiamo assistito alla magica creazione, vedendo la trasformazione, partendo da sabbia silicea e fondenti colorati, a oggetti in vetro di pregevole fattura. I nostri “giovanotti” soffiando con i loro polmoni e manipolando con maestria gli attrezzi necessari ci hanno condotto su un percorso fiabesco.
Sono certo di parlare anche a nome degli altri componenti la nostra comitiva nel dichiararmi estremamente soddisfatto ed orgoglioso perché la visita ci ha offerto di conoscere quanto ancora i miei colleghi, non più giovanissimi, ma comunque “sempreverdi” stanno facendo per tenere sempre viva un’arte, nata nel loro territorio e diffusasi in tutto il mondo, non stancandosi mai di insegnarla alle nuove generazioni.


Grazie carissimi Gino ed Elio, Artisti e Poeti.


M.d.L. Mario Costa


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