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Sabato, 08 Agosto 2015
Ci ha lasciati il MdL Giulia Passanisi
Ci ha lasciati GIULIA PASSANISI
Il ricordo della figlia Jessica
Mentre il mondo è in lotta con se stesso e Siracusa è bombardata, una ragazza castana, con vivaci occhi grigi d’una ostinata ed energica allegria, percorre a piedi, in treno e poi ancora a piedi lo spazio che separa la sua Augusta dal Liceo del capoluogo... “Non bisogna far tardi” – si ripete Giulia – “Non posso, non devo, anzi, non voglio mancare”. E le schegge di un ennesimo bombardamento colpiscono e uccidono la sua compagna di scuola e di viaggio, accanto a lei, mentre Giulia si ripara con la cartella e si salva. Ragazzina, vede imbiancarsi d’un colpo tutti i suoi capelli, ma si salva. E quella cartella rimarrà nella sua soffitta di moglie e madre con i fori di un’intima, personalissima, via Rasella, simbolo della sua volontà di studiare a ogni costo.
La stessa guerra costringe Giulia a lavorare molto presto. E con gli stranieri: a sedici anni è già impiegata per le britanniche RAF e BOAC. Poi nel polo petrolchimico, perfettamente integrata nella temperie storica della sua città, che allora entusiasticamente si apriva all’industrializzazione come soluzione per la crescita economica post-bellica. Vengono così gli anni della RASIOM, della ESSO, della MONTEDISON. Non è un lavoro semplice: bisogna curare la contabilità. E Giulia, giorno per giorno, esercita la pazienza di controllare più volte i conti, la tenacia di non cedere al disordine nelle tante carte, la fatica di restare in ufficio fino a tardi, ma con il pensiero alla cura del marito Salvatore, anche lui impiegato nelle industrie come contabile, e al tempo da dedicare alle figlie, Carmen, la grande, coscienziosa e affidabile, e Jessica, la piccola di casa, calma e sorridente.
C’è, al ritorno dal lavoro, la biancheria da portare su in terrazzo, per lavarla a mano, stenderla e poi stirarla col ferro a carbone. C’è la casa, tutta la casa. Ma Giulia, sveglia dalle cinque, porta tutto a termine. E trova lo spazio per qualche opera buona, per un ospite a cena inaspettato, per qualche regalo alle ragazze: quel vestitino per Carmen, quei pattini per Jessica, quella sua presenza ai saggi di danza della piccola, quel suo aiuto nelle traduzioni d’inglese a tutta la classe della grande, per la maturità. Ah, la scuola! La scuola, con il lavoro, è la fissazione di Giulia, che batte a macchina la tesi di laurea di Carmen. E straccia i fogli e ricomincia, di notte, se tutto non è ordinato come dice lei e come i suoi registri contabili.
Poi le ragazze crescono. E Giulia e Salvatore vanno in pensione. Lei termina il suo servizio alla MONTEDISON, nel 1980. Ma quando, anche venti anni dopo, passa davanti alle industrie, le saluta da lontano, con la mano. E, se potesse, tornerebbe ai suoi conti. Il primo maggio 1981, nonna da un anno, riceve la stella al merito del lavoro. Negli ultimi anni, approva e segue da vicino l’impegno di Jessica per la cura e il risanamento ambientale di Augusta, diventando nel 2012 socia fondatrice della sezione di Augusta dell’Associazione Nazionale Italia Nostra per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione. Anche in questo, Giulia segue i tempi. E, pur cautamente e senza rinnegare quale risorsa siano state le industrie per Augusta, riflette in famiglia sulla necessità di valorizzare la natura della sua città.
Ah sì. Perché Giulia, oltre alla famiglia, alla scuola e al lavoro, ha amato un’altra cosa: i fiori.
Questa è la storia di Giulia, donna del Novecento.
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- 25 Ottobre, 2023
- SiracusaPress
- 12:56
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